28 gennaio 2009


Un giorno di ferie infrasettimanale, equivale ad un risveglio ad un orario umano con ricca colazione, una passeggiata mattutina con caffè al bar, una sfogliata al quotidiano. Un giro dei negozi del centro e un’occhiata ai saldi. Andare a trovare un’amica e pranzare in una trattoria carina, con un super panino alle acciughe al verde. Rientrare a casa e dare una prima occhiata ai libri che ti sei presa in biblioteca. Pensare con calma alla cena e sdraiarsi sul divano con il gatto che ti fa le fusa, per poi andare a comprare del sushi da gustarti davanti alla tv, con il tuo lui sorridente davanti alla partita.
Un normalissimo giorno lavorativo, inizia con la sveglia del cellulare che inizia a suonare alle 6.15, con la levataccia alle 6.30, una colazione veloce mentre ti lavi e decidi cosa metterti, uno sguardo all’orologio e scoprire che sei già in ritardo, uscire di casa di corsa alle 7.50, saltare in macchina imbottigliandosi nel traffico per 40 minuti. Un secondo caffè al volo, mentre leggi le 30 e-mail arrivate nella notte, per colpa di questo “az” di sistema globale che non si ferma mai. 11 ore deliranti, con un break di 30 minuti per il pranzo. Sorvolo sui dettagli delle mie ultime giornate nell’ultimo anno. Alla sera altri 40 minuti in auto. Tornare a casa, trovarlo ringhioso e affamato, mentre Jerry Scotti propone l’ultima domanda del Millionario. A questo punto la fame è sparita. Ti sdrai sul divano e dopo mezz’ora di tv, perdi i sensi.
Tutto questo ripetendoti che sei fortunata, privilegiata, il lavoro ce l’hai e ti piace pure.
Sarà, ma non sarebbe meglio per tutti, trovare la saggia e giusta via di mezzo?
Non lo so, dovrei più spesso dedicare del tempo a me stessa e alle piccole cose.
ma dopo tutto, come disse qualcuna che ne sapeva, “domani è un altro giorno”.

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